I ricercatori dell'Università svedese di Lund hanno recentemente pubblicato, sulla rivista dedicata a Scienze Ambientali e rischi per la salute "Environment International", uno studio che mira a dimostrare l'esistenza di una relazione tra le sostanze chiamate "ftalati" e la fertilità maschile.
Gli ftalati sono sostanze presenti all'interno dei materiali plastici e, lo scopo della loro aggiunta al polimero della plastica è quello di aumentare la flessibilità e la modellabilità dei prodotti, anche a basse temperature. Il loro costo è molto ridotto, cosa che ha contribuito alla diffusione del loro impiego in ambito industriale.
Diversi e di svariato genere sono i prodotti che contengono ftalati, tra i quali: giocattoli per bambini, vestiario, prodotti di cancelleria, smalto per le unghie, adesivi, contenitori per cibi e bevande, profumi e tanti altri. Essendo presenti praticamente ovunque intorno a noi, siamo quotidianamente esposti a queste sostanze e le assorbiamo attraverso l'alimentazione, il contatto con la pelle o per inalazione, mentre la loro eliminazione dall'organismo avviene tramite le urine.
Lo studio svedese ha coinvolto circa 300 giovani uomini, di età compresa tra i 18 ed i 30 anni, dai quali sono stati prelevati ed analizzati campioni di sangue, urine e liquido seminale. Nel sangue, sono stati valutati i livelli degli ormoni riproduttivi, mentre, nelle urine si è misurata la concentrazione dei metaboliti degli ftalati, specialmente il "diethylhexyl phthalate" (DEHP). Per quanto riguarda l'analisi del liquido seminale, sono stati presi in considerazione numerosi parametri, tra cui la percentuale di spermatozoi progressivi e la frazione di cellule con DNA ad elevata colorabilità ("HDS", un marker di immaturità dello spermatozoo).
Dall'associazione dei livelli urinari di metaboliti degli ftalati con gli ormoni riproduttivi circolanti ed i parametri seminali, è risultato che l'aumentare della concentrazione urinaria di DEHP è associato ad una riduzione sia della motilità degli spermatozoi che della loro maturazione, con la conseguente riduzione della loro capacità fecondante.
Gli ftalati rientrano già nella lista di quelle sostanze il cui impiego è da moderare con cautela a causa della loro tossicità, con l'Europa che di recente ha imposto la necessità di una specifica autorizzazione per utilizzare questo genere di sostanze nella fabbricazione di beni nell'Unione Europea. Il valore della concentrazione massima consentita di DEHP è, per alcuni prodotti, pari allo 0,1% in peso per materiale omogeneo.
Nonostante si stia lavorando per migliorare sempre più le normative che regolamentano l'utilizzo degli ftalati, restano le problematiche correlate all'importazione di prodotti fabbricati in Paesi in cui le leggi sono, evidentemente, molto più permissive circa le concentrazioni di queste sostanze all'interno dei materiali plastici.
Dal blog raffaeleferraroginecologo.it
Gli ftalati sono sostanze presenti all'interno dei materiali plastici e, lo scopo della loro aggiunta al polimero della plastica è quello di aumentare la flessibilità e la modellabilità dei prodotti, anche a basse temperature. Il loro costo è molto ridotto, cosa che ha contribuito alla diffusione del loro impiego in ambito industriale.
Diversi e di svariato genere sono i prodotti che contengono ftalati, tra i quali: giocattoli per bambini, vestiario, prodotti di cancelleria, smalto per le unghie, adesivi, contenitori per cibi e bevande, profumi e tanti altri. Essendo presenti praticamente ovunque intorno a noi, siamo quotidianamente esposti a queste sostanze e le assorbiamo attraverso l'alimentazione, il contatto con la pelle o per inalazione, mentre la loro eliminazione dall'organismo avviene tramite le urine.
Lo studio svedese ha coinvolto circa 300 giovani uomini, di età compresa tra i 18 ed i 30 anni, dai quali sono stati prelevati ed analizzati campioni di sangue, urine e liquido seminale. Nel sangue, sono stati valutati i livelli degli ormoni riproduttivi, mentre, nelle urine si è misurata la concentrazione dei metaboliti degli ftalati, specialmente il "diethylhexyl phthalate" (DEHP). Per quanto riguarda l'analisi del liquido seminale, sono stati presi in considerazione numerosi parametri, tra cui la percentuale di spermatozoi progressivi e la frazione di cellule con DNA ad elevata colorabilità ("HDS", un marker di immaturità dello spermatozoo).
Dall'associazione dei livelli urinari di metaboliti degli ftalati con gli ormoni riproduttivi circolanti ed i parametri seminali, è risultato che l'aumentare della concentrazione urinaria di DEHP è associato ad una riduzione sia della motilità degli spermatozoi che della loro maturazione, con la conseguente riduzione della loro capacità fecondante.
Gli ftalati rientrano già nella lista di quelle sostanze il cui impiego è da moderare con cautela a causa della loro tossicità, con l'Europa che di recente ha imposto la necessità di una specifica autorizzazione per utilizzare questo genere di sostanze nella fabbricazione di beni nell'Unione Europea. Il valore della concentrazione massima consentita di DEHP è, per alcuni prodotti, pari allo 0,1% in peso per materiale omogeneo.
Nonostante si stia lavorando per migliorare sempre più le normative che regolamentano l'utilizzo degli ftalati, restano le problematiche correlate all'importazione di prodotti fabbricati in Paesi in cui le leggi sono, evidentemente, molto più permissive circa le concentrazioni di queste sostanze all'interno dei materiali plastici.
Dal blog raffaeleferraroginecologo.it