La
credenza più diffusa è che i bambini “non capiscano” o siano
meno sensibili di noi adulti alle esperienze traumatiche. Niente di
più sbagliato! I bambini sentono la stessa paura, rabbia,
confusione, lo stesso smarrimento di noi adulti, con la differenza
che loro non sono in grado di chiedere aiuto. Deve essere l’adulto
a spiegare loro cosa è successo e cosa accadrà. Il silenzio è un
danno, non è un aiuto. Il silenzio aumenta l’incertezza, la paura,
la preoccupazione causando sintomi comportamentali per i più piccoli
e sintomi emotivo- relazionali per i più grandi.
Come
aiutare i bambini in situazioni di
emergenza?
Ascoltarli,
confortarli, rassicurarli, creare spazi dedicati a loro, anche ludico
creativi in modo che possano esprimere ciò che pensano e sentono. I
bambini, come gli adulti, vanno aiutati a parlare di come si sono
sentiti durante l’esperienza traumatica e
di come si sentono
dopo di essa. Per
bambini molti piccoli può
essere utile il
disegno per aiutarli ad esprimere ciò che
sentono, in modo che non restino fisse le immagini della catastrofe.
Quando
i bambini fanno domande dare messaggi chiari, rispondere in maniera
aperta e sincera rispetto a quello che è successo e succederà,
tenendo conto dell’età del bambino/a.
Inoltre,
sarà utile riportarli gradualmente alla quotidianità, che non
significa far finta di nulla, ma fare in modo che riprendano un
esistenza normale con il gioco, lo studio, le relazioni affettive.
Nelle tendopoli dare ai bambini più grandi il ruolo di essere loro
stessi volontari per i più piccoli li rende attivi e presenti.
Dott.ssa Lucia ANNA LOMBARDO
Psicologa-Psicoterapeuta
Centro Iatropolis-Genesis Day Surgery