La sindrome dell'ovaio policistico (PCOS) può portare importanti implicazioni sulla salute delle
donne per tutta la durata della loro vita.
Si tratta della condizione ormonale femminile più comune che, colpisce una percentuale di donne
in età riproduttiva che oscilla tra il 4% e il 21% a seconda dei criteri diagnostici e delle popolazioni
studiate.
Le conseguenze apportate dalla sindrome dell’ovaio policistico sono significative e differenti tra di
loro e possono comprendere:
- Disfunzioni riproduttive (infertilità anovulatoria, disturbi mestruali, aumento dell’insorgenza di
polipi endometriali e cancro)
- Disturbi metabolici (insulino-resistenza, diabete mellito insulino-dipendente)
- Aumento del rischio di patologie cardiovascolari
- Disturbi psicologici (depressione, ansia, inibizioni sessuali).
Anche se i meccanismi fisiopatologici che sono alla base della PCOS non sono pienamente
compresi, non ci sono dubbi sul fatto che l’insulino-resistenza sembri essere una caratteristica
presente sia nelle donne magre che nelle donne grasse che presentano la si
ndrome dell’ovaio
policistico: l’iperinsulinemia aumenta gli ormoni androgeni rilasciati dalle ovaie e, questo aumento
di ormoni inibisce l'ovulazione aumentando, a sua volta, i depositi di grasso e generando
un’ obesità di tipo androide che, potenzia ulteriormente l'insulino-resistenza, dando vita ad un
ciclo di feedback positivo che, ancora, aumenta la gravità del fenotipo PCOS : ne deriva che la
prevenzione alimentare nelle donne che hanno una predisposizione genetica all’insulina resistenza,
risulta essere di rilevante importanza.
Ma che ruolo ha la Vitamina D nella sindrome dell’ovaio policistico?
Innanzitutto, se non ricordate cos’è la Vitamina D, potete leggere il mio articolo precedente che
potete trovare qui http://www.iatropolis.it/2016/11/il-ruolo-della-vitamina-d-nella.html?m=1
ma nell’eziologia della sindrome dell'ovaio policistico, la Vitamina D riveste un ruolo
particolarmente importante.
Diversi studi hanno identificato che le donne con PCOS presentano ridotti livelli sierici di vitamina D
rispetto alle donne che non soffrono di PCOS mentre altri studi non controllati hanno rilevato che
un supplemento di Vitamina D nelle pazienti con PCOS che, manifestavano una carenza di Vitamina
D, ha portato ad una riduzione dell’insulino-resistenza e, di conseguenza, si è verificata una
normalizzazione sia degli ormoni riproduttivi che dell’ovulazione, cosa che ha consentito un
miglioramento del tasso di concepimento naturale.
Ancora, altri studi hanno segnalato che la carenza di vitamina D è collegata con avverse
complicazioni ostetriche (es: parto pretermine, preeclampsia e diabete gestazionale): dunque,
tutte le donne con PCOS che presentano una carenza di Vitamina D (livelli sierici <50 nmol)
dovrebbe provvedere con un’integrazione di vitamina D.
Ma facciamo attenzione: bisogna sapere che la vitamina D non funziona da sola ma funziona in
sinergia con altre vitamine e minerali come ad esempio B2, C, K2, A e magnesio.
E’ necessario che l’integrazione di Vitamina D debba essere fatta quotidianamente e non in mega
dosi settimanali o mensili: la forma di vitamina D non attiva, che noi andiamo ad integrare con
appositi integratori, ha un emivita di 24 ore.
Ciò significa che, se andiamo ad introdurre
5000UI al giorno , il giorno successivo il nostro corpo
avrà 2500UI , il terzo giorno 1250UI e cosi via, fino all’esaurimento.
Ma di quanta Vitamina D abbiamo bisogno?
La maggior parte degli esperti consiglia che abbiamo bisogno almeno di 1.000 IU al giorno, anche
se altri sostengono che la quantità giusta di vitamina d di cui abbiamo bisogno, oscilla tra 2.000 UI
e 5.000 UI, o anche fino a 10.000 UI al giorno.
Per verificare se si ha una carenza di vitamina D o per delinearne la gravità, è necessario effettuare
un prelievo del sangue in modo da controllare i livelli di 25-idrossivitamina D3 : se i livelli ematici di
vitamina D sono almeno o al di sotto 30 ng / ml, sarà necessario consultare un professionista (mai
provvedere da soli!) che, ci fornirà la dose di integrazione opportuna di vitamina D per poi
controllare, a distanza di un arco temporale di 2-3 mesi se i livelli sono aumentati.
I livelli ottimali di vitamina D devono essere tra 80-100 ng / ml per tutto l’anno. Inoltre, insieme alla
Vitamina D3 è opportuno anche valutare i livelli sierici del paratormone (PTH) intatto, calcemia e
calciuria (24h).
Infine, vi ricordo che noi siamo quello che mangiamo, dunque rispettate il vostro corpo, sempre!!
Dott.Umberto Alessandro D’Angelo