Un
gruppo di scienziati inglesi è riuscito a produrre e far crescere
un embrione di topo a partire non da un uovo e uno spermatozoo, come
avverrebbe normalmente in natura, ma da due diversi tipi di cellule
staminali embrionali che
si sono organizzate intorno a una impalcatura tridimensionale.
Si
è parlato un po’ impropriamente per questa
ricerca, coordinata dalla biologa Magdalena Zernicka-Goetz, della
creazione di “embrioni artificiali”. In realtà, l’embrione è
stato realizzato a partire da cellule viventi, ma il fatto che il
processo non abbia coinvolto la fecondazione apre prospettive
importanti di ricerca e, in futuro forse applicazioni, in diversi
settori.
Migliorare
la fecondazione assistita
Innanzitutto, nel campo stesso dello studio dello sviluppo dell’embrione, questa ricerca costituisce un notevole passo avanti. Sempre il gruppo di Zernicka-Goetz e un altro erano riusciti l’anno scorso a ottenere un altro risultato importante: far crescere embrioni umani fuori da un corpo femminile, su un terreno di coltura, per 13 giorni.
Anche questa ricerca aveva fatto notizia, suscitando però anche discussioni e dubbi etici poiché 14 giorni, due settimane esatte, sono considerati in diversi paesi il limite invalicabile oltre cui è ammessa la sperimentazione su embrioni umani.
La ricerca, però, a dimostrazione dell’importanza percepita anche dal pubblico, è stata giudicata “scoperta dell’anno” per il 2016 nel sondaggio tra i lettori della rivista Science. Le primissime fasi di sviluppo dell’embrione umano sotto a tutt’oggi una sorta di scatola nera, e qualunque studio che aiuti a far luce potrebbe portare come ricaduta un miglioramento delle tecniche di fecondazione assistita.
Innanzitutto, nel campo stesso dello studio dello sviluppo dell’embrione, questa ricerca costituisce un notevole passo avanti. Sempre il gruppo di Zernicka-Goetz e un altro erano riusciti l’anno scorso a ottenere un altro risultato importante: far crescere embrioni umani fuori da un corpo femminile, su un terreno di coltura, per 13 giorni.
Anche questa ricerca aveva fatto notizia, suscitando però anche discussioni e dubbi etici poiché 14 giorni, due settimane esatte, sono considerati in diversi paesi il limite invalicabile oltre cui è ammessa la sperimentazione su embrioni umani.
La ricerca, però, a dimostrazione dell’importanza percepita anche dal pubblico, è stata giudicata “scoperta dell’anno” per il 2016 nel sondaggio tra i lettori della rivista Science. Le primissime fasi di sviluppo dell’embrione umano sotto a tutt’oggi una sorta di scatola nera, e qualunque studio che aiuti a far luce potrebbe portare come ricaduta un miglioramento delle tecniche di fecondazione assistita.
Studio
dell'embrione, senza embrioni umani
Il nuovo studio, effettuato con cellule di topo, e quindi non problematico da un punto di vista etico, ha superato diverse altre complessità tecniche. Lo sviluppo dell’embrione è, infatti, una sorta di danza perfettamente orchestrata, un processo che avviene col pilota automatico che si era finora molto lontani dal poter manipolare e riprodurre.
Utilizzando due tipi diversi di cellule staminali embrionali, quelle che danno vita al futuro corpo dell’embrione, e quelle che formeranno la placenta, e una struttura tridimensionale intorno a cui farle assemblare, i ricercatori sono invece riusciti a ricreare embrioni che somigliano in tutto a quelli naturali.
Proprio per fare in modo che il processo di assemblaggio delle cellule che poi formeranno organi e tessuti procedesse nel modo giusto era la parte più difficile. In questo caso, il fatto di fare ricerca su embrioni di topo, potrebbe aiutare a superare le difficoltà etiche e tecniche della sperimentazione con embrioni umani.
Il nuovo studio, effettuato con cellule di topo, e quindi non problematico da un punto di vista etico, ha superato diverse altre complessità tecniche. Lo sviluppo dell’embrione è, infatti, una sorta di danza perfettamente orchestrata, un processo che avviene col pilota automatico che si era finora molto lontani dal poter manipolare e riprodurre.
Utilizzando due tipi diversi di cellule staminali embrionali, quelle che danno vita al futuro corpo dell’embrione, e quelle che formeranno la placenta, e una struttura tridimensionale intorno a cui farle assemblare, i ricercatori sono invece riusciti a ricreare embrioni che somigliano in tutto a quelli naturali.
Proprio per fare in modo che il processo di assemblaggio delle cellule che poi formeranno organi e tessuti procedesse nel modo giusto era la parte più difficile. In questo caso, il fatto di fare ricerca su embrioni di topo, potrebbe aiutare a superare le difficoltà etiche e tecniche della sperimentazione con embrioni umani.
Organi
in provetta
Ma questi studi potrebbero servire anche a migliorare la medicina rigenerativa. Comprendere meglio come si generano gli organi nel normale sviluppo embrionale, potrebbe aiutare a riprodurli in laboratorio. L’orizzonte, anche se ancora lontano, è quello di organi su misura creati in provetta a partire da cellule staminali umane.
Ma questi studi potrebbero servire anche a migliorare la medicina rigenerativa. Comprendere meglio come si generano gli organi nel normale sviluppo embrionale, potrebbe aiutare a riprodurli in laboratorio. L’orizzonte, anche se ancora lontano, è quello di organi su misura creati in provetta a partire da cellule staminali umane.
Dott.
GIUSEPPE MONDRONE
Biologo
- Genesis Day Surgery Caserta
per
info: genesiscaserta@gmail.com