Gravidanza al tempo del Coronavirus: indicazioni per le donne covid positive

In attesa del vaccino, purtroppo siamo ancora in una fase di tensione, paura, e perché no, di psicosi. Alzi la mano chi non disinfetta le mani frequentemente, oppure chi non lava le stesse diverse volte al giorno. Sono solo due esempi ma ne potremmo fare degli altri, come la spesa ‘pulita’ con sapone e/o alcol.  E siamo vicini alle feste di Natale che saranno probabilmente le più malinconiche della nostra vita considerando le giuste restrizioni del Governo. Sono circa dieci mesi che ascoltiamo in tv servizi sul coronavirus. Numero dei morti, dei ricoveri. La nostra vita oramai è legata a doppio a questo maledetto killer. Non parliamo quasi di altro. In questo scenario cupo il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore della Sanità stanno svolgendo un lavoro immane per informarci ora per ora sull’evolversi del ‘covid time’ Recentemente è stato pubblicato sul sito del Ministero della Salute le “Indicazioni ad interim per gravidanza, parto, allattamento e cura dei piccolissimi di 0- 2 anni in risposta all’emergenza COVID-19”  Per le donne COVID-19 positive nonostante non siano ad oggi disponibili evidenze di associazione causale tra COVID-19 e rischio di iposviluppo fetale, è raccomandato eseguire una ecografia di controllo 14 giorni dopo la risoluzione della malattia acuta diagnosticata in gravidanza. Si legge sempre sul rapporto che, per quanto riguarda la trasmissione verticale per le donne COVID-19 positive, nonostante le evidenze siano ancora scarse, la trasmissione verticale del virus SARS-CoV-2 non può essere esclusa. Ad oggi viene considerato un evento raro ma possibile. Passiamo poi agli effetti dell’infezione sul decorso della gravidanza. Per le donne COVID-19 positive  in gravidanza non sembrano essere a maggior rischio rispetto alle non-gravide per infezione grave da COVID-19 che richiede il ricovero ospedaliero. Non c’è al momento evidenza di un aumentato rischio di aborto in relazione all’infezione materna da COVID-19 e non c’è, attualmente, evidenza di effetti teratogeni sul feto.  Le evidenze a sostegno di un maggior rischio di iposviluppo fetale non sono conclusive. Le gravidanze delle donne con infezione da SARS-CoV-2 sembrano essere associate a una maggiore frequenza di parto pretermine. Occorre distinguere il parto pretermine a insorgenza spontanea da quello ascrivibile a cause iatrogene come l’induzione del travaglio di parto o il taglio cesareo praticati in caso di insufficienza respiratoria materna.