Dal giorno della ‘Celebrazione della Donna’ (8 marzo) è in corso (fino al 14) la ‘Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale’ promossa dalla World Action on Salt & Health (WASH)), al fine di migliorare la salute delle popolazioni, attraverso la graduale diminuzione dell’introito di sale, fino a meno di 5 grammi al giorno (corrispondenti a circa 2 grammi di sodio), target raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS). In questo periodo di pandemia si immagina che, stando più tempo a casa, le persone, mediamente, abbiano aumentato il quantitativo di sale sulle portate. Il che non è un fatto estremamente positivo. E allora WASH ricorda che ci sono tanti modi per insaporire il cibo senza aggiungere il sale ai pasti cucinati a casa e sottolinea l’importanza di ridurre l’uso di prodotti alimentari che possono contenere molto sale (salse di soia, ketchup, condimenti per insalata, salumi, sughi pronti, cibi in scatola o precotti, etc.). “In Italia – si legge sul sito del Ministero della Salute- nel periodo 2018-2019 è stato riscontrato, attraverso la raccolta delle urine delle 24 ore in campioni di popolazione di età 35-74 anni residenti in 10 Regioni, un consumo medio giornaliero di sale pari a 9,5 grammi negli uomini e 7,2 grammi nelle donne”. Quindi dovremmo ridurre, mediamente, il consumo di sale. Ma, ora occupiamoci del consumo di sale in gravidanza e sempre dal portale del Ministero della Salute leggiamo: “Un consumo elevato di sale aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e di ipertensione. In questo periodo è ancora più importante ridurne l’assunzione e preferire quello iodato. Infatti, durante la gravidanza e l’allattamento il fabbisogno di iodio è maggiore ed è estremamente importante che le donne ne assumano quantità sufficienti”