IN GRAVIDANZA. Quando la rosolia può provocare aborti spontanei

Da bambini (qualcuno anche da adulto per la verità) alzi la mano chi non ha avuto a che fare con orecchioni e/o morbillo e/o varicella. E tra queste c'è anche la rosolia. Oggi, a differenza di quando noi quarantenni eravamo bambini o adolescenti ci sono le vaccinazioni contro questo tipo di infezioni. Ma che cosa è la rosolia? Si tratta di una malattia infettiva acuta esantematica, causata da un virus a Rna del genere Rubivirus, della famiglia dei Togaviridae. Si manifesta con un’eruzione cutanea simile a quelle del morbillo o della scarlattina, malattie da cui può essere clinicamente indistinguibile. Generalmente è una malattia lieve ma diventa pericolosa se contratta durante la gravidanza perché può portare ad aborto spontaneo, morte intrauterina del feto, o gravi anomalie congenite. "Il virus della rosolia è in grado di superare la barriera placentare -si legge sul sito Epicentro ISS- e provocare anomalie embrio-fetali. Pertanto, in caso di infezione di una donna durante la gravidanza, vi è il rischio di aborto spontaneo, morte intrauterina del feto o malformazioni gravi (sindrome della rosolia congenita - Src)". Secondo alcuni studi condotti, se la rosolia 'si fa notare' poco prima del concepimento o nelle prime 8-10 settimane di gestazione, il rischio stimato di conseguenze al feto potrebbe arrivare fino al 90%. Se l’infezione dovesse essere contratta dopo la ventesima settimana l’infezione potrebbe provocare (ma avviene fortunatamente raramente) malformazioni congenite. Con la rosolia congenita si potrebbero verificare difetti della vista, sordità, malformazioni cardiache, ritardo mentale, nonché danni epatici e splenici. Per contrastare la rosolia attualmente non c'è una terapia farmacologica specifica se si esclude l’uso di sintomatici per la febbre o i dolori articolari o antibiotici in caso di sovrapposizioni batteriche.