In gravidanza. La rosolia può superare la barriera placentare e provocare anomalie embrio-fetali

Un argomento importante quando si parla di gravidanza è senza dubbio la rosolia. Si tratta di una malattia infettiva acuta esantematica, causata da un virus a Rna del genere Rubivirus, della famiglia dei Togaviridae. Si manifesta con un’eruzione cutanea simile a quelle del morbillo o della scarlattina, malattie da cui può essere clinicamente indistinguibile. Generalmente è una malattia lieve ma diventa pericolosa se contratta durante la gravidanza perché può portare ad aborto spontaneo, morte intrauterina del feto, o gravi anomalie congenite. Il virus della rosolia può essere in grado di superare la barriera placentare ed eventualmente provocare anomalie embrio-fetali. Pertanto, in caso di infezione di una donna durante la gravidanza, può esserci il rischio di aborto spontaneo, morte intrauterina del feto o malformazioni gravi (sindrome della rosolia congenita - Src). "Se l’infezione avviene poco prima del concepimento o nelle prime 8-10 settimane di gestazione -si legge sul sito Epicentro ISS- il rischio stimato di conseguenze al feto è fino al 90%. Se l’infezione è contratta dopo la ventesima settimana l’infezione provoca raramente malformazioni congenite". Con la rosolia congenita si possono verificare difetti della vista, sordità, malformazioni cardiache, ritardo mentale, nonché danni epatici e splenici. Per contrastare la rosolia attualmente non c'è una terapia farmacologica specifica se si esclude l’uso di sintomatici per la febbre o i dolori articolari o antibiotici in caso di sovrapposizioni batteriche.