I nati in Italia sempre più in calo testimoniano come diventare genitori, oggi come oggi, sia complicato. La donna, ad esempio, dai
35 anni in poi, ha un calo della fertilità. L’uomo può avere pochi
spermatozoi oppure gli stessi possono essere lenti. La carriera
lavorativa, l’inquinamento, la plastica e patologie diverse possono
incidere ulteriormente sulla riproduzione spontanea, che non arriva più
in modo così frequente come 30 anni fa. Dunque preservare la fertilità,
soprattutto femminile, diventa fondamentale e oggi è possibile grazie ai
progressi della criobiologia. Noi del Centro Iatropolis-Genesis Day
Surgery siamo esperti in questo settore, essendo tra le cliniche leader
in Campania sulla fecondazione assistita e possiamo darti una mano. Le
indicazioni alla crioconservazione ovocitaria per la preservazione della
fertilità femminile possono essere sia di natura medica (malattie
oncologiche, malattie ginecologichebenigne) che personali. Quest’ultimo
caso riguarda tutte le donne che, per vari motivi, decidono di
posticipare la maternità (social freezing).Grazie alle nuove
strategie terapeutiche antitumorali, negli ultimi anni, si è registrato
un progressivo aumento della sopravvivenza media delle giovani donne
affette da neoplasie, in quanto è forte l´attenzione sugli effetti a
lungo termine delle terapie oncosoppressive e sulla qualità di vita
delle pazienti dopo trattamento.
La preservazione della fertiltà è
utile ed importante anche in quelle donne che devono sottoporsi a
terapie chirurgiche per trattare l’endometriosi severa, per rimuovere
formazioni cistiche o solide alle ovaie, o in quelle donne a rischio di
fallimento ovarico prematuro (POF) che hanno in famiglia casi di
menopausa molto precoce.
Diverse procedure di preservazione della
fertilità femminile impiegano tecniche quali la crioconservazione degli
ovociti ottenuti dopo stimolazione ovarica con ormoni e prelievo, oppure
il congelamento di embrioni ottenuti inseminando gli ovociti prelevati.
Il
prelievo ovocitario prevede una terapia di stimolazione ormonale
ovarica che è normalmente eseguita con la somministrazione dello stesso
ormone che viene prodotto naturalmente dall’ipofisi, l’ormone follicolo
stimolante (FSH), che fisiologicamente permette lo sviluppo di un
follicolo.
Sia il congelamento degli ovociti che quello degli
embrioni, sono tecniche già applicate comunemente nel campo della
fecondazione assistita. Queste soluzioni richiedono però che la paziente
abbia già raggiunto la pubertà e, nel caso del congelamento degli
embrioni, che abbia un compagno o coniuge. Inoltre, è indispensabile che
il quadro tumorale e le cure che esso richiede permettano la
realizzazione di un ciclo di stimolazione ovarica, cosa non possibile
quando la chemioterapia deve essere avviata immediatamente o quando la
stimolazione è controindicata per il tipo di neoplasia.
Se la
stimolazione ormonale dell’ovaio è possibile, si può procedere alla
crioconservazione degli ovociti. L’efficacia di questa procedura è oggi
favorita dal recente perfezionamento della tecnica di vitrificazione,
una tecnica di congelamento ancora più avanzata della crioconservazione
tradizionale o “lenta”.
Le nuove metodologie di congelamento
utilizzate, come la vitrificazione, assicurano percentuali di
sopravvivenza e d’impianto del tutto sovrapponibili a quelle degli
embrioni freschi. Anche nel caso degli ovociti, per le giovani donne, le
percentuali di sopravvivenza, di fecondazione e d’impianto sono
notevolmente incoraggianti.
E’ quindi consigliabile per le donne in
età riproduttiva congelare ovociti prima di sottoporsi ai trattamenti
radio-chemioterapici.
Per le pazienti non in età riproduttiva sarebbe
idoneo il congelamento del tessuto ovarico da trapiantare
successivamente al trattamento chemioterapico.
Oggi il congelamento
del tessuto ovarico è in fase sperimentale ed ancora oggetto di ricerca;
pochi sono i successi ottenuti in questa direzione, ma ci sono già i
primi nati in donne alle quali è stato trapiantato il proprio tessuto
ovarico crioconservato prima delle terapie antitumorali.