Il consumo di tabacco in gravidanza può trasformare il feto in un fumatore passivo

Il 31 maggio si è svolta, come ogni anno 'La Giornata Mondiale senza Tabacco' voluta fortemente dall'Organizzazione mondiale della sanità allo scopo di evidenziare i rischi per la salute associati al consumo di tabacco e sostenere politiche efficaci per ridurne il consumo. Secondo i dati emersi dagli studi dell’Istituto Superiore di Sanità - ISS, il 59% delle persone tra i 18 e i 69 anni non fuma o ha smesso di fumare. Dati positivi ed in crescita ma abbiamo ancora un adulto su quattro che non ha smesso di utilizzare la sigaretta. Diversa la situazione per i giovani: il 30,2% usa almeno un prodotto tra sigaretta tradizionale, tabacco riscaldato o sigaretta elettronica. Secondo i dati dell'Istat che si riferiscono al 2023, i fumatori sono il 19,3% della popolazione di età superiore ai 14 anni, di cui il 23,1% uomini e il 15,7% donne,si registra dunque una lieve una lieve diminuzione, dopo un aumento negli ultimi anni.  

Smettere è una decisione importante per la nostra salute e la salute del nostro pianeta. Ma il fumo da tabacco nuoce anche in gravidanza e non poco. Infatti esso espone i nascituri alla nicotina, con la possibilità che essi manifestino, alla nascita, i segni della sindrome da astinenza (irritabilità, tremore, turbe del sonno). A lungo termine, invece, il tabacco può causare deficit comportamentali, un quoziente intellettivo più basso ed un disturbo da deficit di attenzione. Uno studio condotto in Spagna, qualche anno fa, ha evidenziato che, in bambini nati da madri che hanno fumato in gravidanza, la manifestazione di sintomi come irritabilità e tremore entro le prime 24-48 ore dalla nascita è correlata alla concentrazione di nicotina rilevata nelle urine e nei capelli dei neonati. Con la nascita, infatti, il neonato non è più esposto alla nicotina contenuta nel sangue materno e, per questo motivo, sperimenta una vera e propria sindrome da astinenza dopo uno o due giorni. Un fenomeno analogo si presenta quando una madre che fuma durante il periodo dell'allattamento smette di allattare il proprio bambino, anche se con effetti minori rispetto all'assunzione di nicotina in gravidanza. In questi casi i sintomi dell'astinenza compaiono spesso subito dopo lo svezzamento, e vengono quindi confusi con coliche. Il consumo di tabacco in gravidanza trasforma praticamente il feto in un fumatore passivo, esponendolo a tutti gli effetti nocivi del fumo e all'aumento del rischio di sviluppare asma bronchiale, infezioni respiratorie, deficit neurologici e cardiaci. Le fumatrici gravide hanno inoltre una maggiore probabilità di dare alla luce neonati di basso peso, in quanto la nicotina ha un potente effetto vasocostrittore che comporta una riduzione dell'apporto di sangue alla palcenta, mentre studi epidemiologici hanno rilevato un'associazione tra il fumo passivo e la "morte improvvisa del lattante" (anche conosciuta come "morte in culla" o "SIDS"), ritenendolo quindi una delle cause che concorrono all'insorgenza di questa temibile sindrome. Alla luce di questi dati, è giusto che le fumatrici gravide siano informate di tutti i potenziali rischi che il fumo in gravidanza comporta per la salute del proprio bambino. E' necessario innanzitutto che, sia la donna gravida che il partner abbandonino l'abitudine al fumo e, in secondo luogo, evitare il più possibile l'esposizione del nascituro ad ambienti contaminati dal fumo di tabacco. Anche il fumo paterno, prima e durante la gravidanza, ha un impatto negativo sulla salute del nascituro, causando un aumento del rischio di leucemia linfoblastica acuta ed è associato a tassi più elevati di altri tipi di tumori.