Il termine laparoscopia deriva dall’unione delle parole in lingua greca “labaro” (addome) e “scopia” (osservazione), ed è un termine più che adeguato in quanto questa moderna tecnica chirurgica permette effettivamente di osservare direttamente gli organi presenti all’interno della cavità addominale e pelvica.
Si tratta di una tecnica minimamente invasiva, in quanto le incisioni cutanee richieste sono di piccolissime dimensioni (circa 1cm).
Tali incisioni servono ad inserire in addome il laparoscopio ed eventualmente alcuni strumenti chirurgici: il laparoscopio è un sottile tubo metallico (5/10 mm di diametro) che contiene fibre ottiche sia per la trasmissione di immagini che per l'emissione di luce, permettendo la visione diretta degli organi addominali e pelvici; l'inserimento di strumentazioni chirurgiche permette all'operatore di una serie di condizioni patologiche eventualmente presenti, rendendo la laparoscopia un esame sia diagnostico che terapeutico.
Nonostante le piccole incisioni, l'intervento è eseguito in anestesia generale. Il paziente non è cosciente durante l’operazione.
Gli esami necessari all'esecuzione della laparoscopia consistono in un'analisi completa del sangue, un ECG ed una visita anestesiologica volta a valutare la storia clinica chirurgica del paziente e l'eventuale allergia a farmaci o altre sostanze.
Farmaci antiaggreganti (Aspirina), anticoagulanti (Warfarin) e FANS, determinando una riduzione della capacità coagulativa del paziente, devono essere sospesi prima dell'intervento.
Il giorno della laparoscopia il paziente deve presentarsi a digiuno completo almeno dalla sera precedente, in compagnia di un accompagnatore che lo riconduca a casa.
Concludendo, possiamo affermare che la laparoscopia presenta diversi vantaggi tra i quali spiccano certamente un recupero post-operatorio più rapido rispetto agli interventi in laparotomia, la riduzione del rischio di complicanze e la riduzione di dolori e perdite di sangue, senza trascurare il fatto che le cicatrici sono meno evidenti.