Il continuo calo delle nascite (alcune cause) e l'importanza sempre maggiore di come preservare la fertilità

E’ sempre più difficile diventare genitori e i dati relativi alle nascite lo dimostrano. Il calo, anche al Sud, sta diventando verticale (anche se ci sono delle eccezioni, come la provincia di Caserta nella quale il trend nascite continua ad essere positivo). La donna dai 35 anni in poi, ha un calo della fertilità. L’uomo può avere pochi spermatozoi oppure gli stessi possono essere lenti. La carriera lavorativa, l’inquinamento, la plastica e patologie diverse possono incidere ulteriormente sulla riproduzione spontanea, che non arriva più in modo così frequente come 30 anni fa. Inoltre si è aggiunto anche il coronavirus. Intendiamoci il virus, finora, stando agli studi, non sembra condizionare la riproduzione (bisognerà comunque approfondire a fine pandemia) ma psicologicamente sta provocando in tante persone (incluso le coppie) un senso di inquietudine che non facilita certamente le cose. Dunque preservare la fertilità, soprattutto femminile, diventa fondamentale e oggi è possibile grazie ai progressi della criobiologia. Noi del Centro Iatropolis-Genesis Day Surgery siamo esperti in questo settore, essendo tra le cliniche leader in Campania sulla fecondazione assistita e possiamo darti una mano.

Le indicazioni alla crioconservazione ovocitaria per la preservazione della fertilità femminile possono essere sia di natura medica (malattie oncologiche, malattie ginecologiche
benigne) che personali. Quest’ultimo caso riguarda tutte le donne che, per vari motivi, decidono di posticipare la maternità (social freezing).


Grazie alle nuove strategie terapeutiche antitumorali, negli ultimi anni, si è registrato un progressivo aumento della sopravvivenza media delle giovani donne affette da neoplasie, in quanto è forte l´attenzione sugli effetti a lungo termine delle terapie oncosoppressive e sulla qualità di vita delle pazienti dopo trattamento.
La preservazione della fertiltà è utile ed importante anche in quelle donne che devono sottoporsi a terapie chirurgiche per trattare l’endometriosi severa, per rimuovere formazioni cistiche o solide alle ovaie, o in quelle donne a rischio di fallimento ovarico prematuro (POF) che hanno in famiglia casi di menopausa molto precoce.
Diverse procedure di preservazione della fertilità femminile impiegano tecniche quali la crioconservazione degli ovociti ottenuti dopo stimolazione ovarica con ormoni e prelievo, oppure il congelamento di embrioni ottenuti inseminando gli ovociti prelevati.
Il prelievo ovocitario prevede una terapia di stimolazione ormonale ovarica che è normalmente eseguita con la somministrazione dello stesso ormone che viene prodotto naturalmente dall’ipofisi, l’ormone follicolo stimolante (FSH), che fisiologicamente permette lo sviluppo di un follicolo.
Sia il congelamento degli ovociti che quello degli embrioni, sono tecniche già applicate comunemente nel campo della fecondazione assistita. Queste soluzioni richiedono però che la paziente abbia già raggiunto la pubertà e, nel caso del congelamento degli embrioni, che abbia un compagno o coniuge. Inoltre, è indispensabile che il quadro tumorale e le cure che esso richiede permettano la realizzazione di un ciclo di stimolazione ovarica, cosa non possibile quando la chemioterapia deve essere avviata immediatamente o quando la stimolazione è controindicata per il tipo di neoplasia.
Se la stimolazione ormonale dell’ovaio è possibile, si può procedere alla crioconservazione degli ovociti. L’efficacia di questa procedura è oggi favorita dal recente perfezionamento della tecnica di vitrificazione, una tecnica di congelamento ancora più avanzata della crioconservazione tradizionale o “lenta”.
Le nuove metodologie di congelamento utilizzate, come la vitrificazione, assicurano percentuali di sopravvivenza e d’impianto del tutto sovrapponibili a quelle degli embrioni freschi. Anche nel caso degli ovociti, per le giovani donne, le percentuali di sopravvivenza, di fecondazione e d’impianto sono notevolmente incoraggianti.
E’ quindi consigliabile per le donne in età riproduttiva congelare ovociti prima di sottoporsi ai trattamenti radio-chemioterapici.
Per le pazienti non in età riproduttiva sarebbe idoneo il congelamento del tessuto ovarico da trapiantare successivamente al trattamento chemioterapico.
Oggi il congelamento del tessuto ovarico è in fase sperimentale ed ancora oggetto di ricerca; pochi sono i successi ottenuti in questa direzione, ma ci sono già i primi nati in donne alle quali è stato trapiantato il proprio tessuto ovarico crioconservato prima delle terapie antitumorali.