Influenza aggressiva. Dai 0 ai 4 anni anche crisi respiratorie e ricoveri. L'analisi ed i consigli del Prof. Puorto

Una chiusura di anno solare tra i tanti influenzati e la preoccupazione per un covid che potrebbe tornare a farsi minaccioso. E' il momento che si vive nel nostro Paese a pochi giorni dall'inizio del 2023. Ma se per il coronavirus siamo in attesa di conoscere maggiori info provenienti da coloro che, pochi giorni fa, sono sbarcati dalla Cina e sono risultati positivi (da capire a quale variante o sottovariante), per l’influenza ci sono dei dati piuttosto analitici sui quali poter effettuare un’analisi. Sappiamo, ad esempio, che in Campania oltre 17 persone su 1000 lotta contro l’influenza e che 45,5 bambini su mille (in Italia) dai 0 ai 4 anni si trovano a dover fare i conti con febbre, tosse, raffreddore ed in alcuni casi problemi respiratori rilevanti a tal punto da doversi sottoporre a ricovero in una struttura ospedaliera.


Professore Antonino Puorto, come spiega questa influenza così aggressiva che crea problemi soprattutto ai bambini dai 0 ai 4 anni? “Dopo due anni di opportune e costanti precauzioni contro il covid – spiega il noto pediatra casertano, già Primario di Pediatria presso l’Asl di ‘Terra di Lavoro’- il nostro sistema immunitario non è più allenato come prima a fronteggiare i numerosi virus influenzali, para influenzali ed adenovirus che ci circondano. Quindi le probabilità di contrarre febbre, tosse e raffreddore sono alte. Per quanto riguarda la fascia di età dai 0 ai 4 anni si è propagata questa forma di ‘sinciziale’ che può creare nel lattante in particolare, difficoltà respiratorie tali da richiedere il ricovero. Non a caso i reparti pediatrici degli ospedali sono particolarmente affollati in questo periodo. Il motivo di tanti bimbi dai 0 ai 4 anni infettati da questo virus è legato a due fattori: l’allattamento materno, per quanto protettivo, non riesce a respingere questi virus visto che le mamme, per le ragioni sopracitate, non hanno anticorpi a sufficienza. Seconda ragione: la frequenza presso nidi e scuole. In tali contesti la circolazione dei virus è molto alta e veloce. Non a caso, negli ultimissimi giorni, stiamo assistendo ad un calo di ricoveri e di nuovi ammalati per via delle aule vuote causa festività natalizie”.

Professore, quali sono i sintomi del virus sinciziale che devono suonare come campanello d’allarme per i genitori dei lattanti: “Bisogna allertare il medico – prosegue Puorto- quando tosse, raffreddore e febbre cominciano a diventare fastidiosi per il bambino ed inoltre quando a questi sintomi si aggiungono respiro affannato, ridotta capacità ad alimentarsi e temperatura corporea elevata”.

Come interviene il pediatra in presenza del virus sinciziale conclamato e quanto dura l’influenza? “Innanzitutto, si cercano di isolare temporaneamente le fonti di contagio all’interno del nucleo familiare. Poi consigliamo le terapie respiratorie. Durata: anche 7 giorni”

Professore Puorto, lei ritiene, visti i cali di questi ultimi giorni, che il ‘peggio’ sia passato dal punto di vista influenzale? “Non esattamente. Un secondo picco è previsto per metà gennaio 2023. Quindi bisogna fare attenzione. Personalmente, non solo come forma di protezione contro il covid, raccomando l’uso della mascherina per i genitori dei bimbi che non possono indossarla. La mamma che allatta, ad esempio, dovrebbe applicarla sul proprio viso. Inoltre luoghi al chiuso ed affollati, se possibile, andrebbero evitati in una fase del genere, nella quale l’influenza è così minacciosa e contagiosa”.

Il covid può tornare a mordere? “Attendiamo l’evoluzione dello stato di salute dei positivi sbarcati recentemente in Italia dalla Cina –conclude il Prof. Puorto- Le prime sensazioni sembrano essere buone nel senso che i contagiati pare siano stati infettati da una sottovariante di omicron. Tra l’altro, da quanto è emerso nelle ultime ore, il boom di nuovi positivi cinesi potrebbe essere collegato ad una minor efficacia dei loro vaccini rispetto ai nostri. Comunque aspettiamo notizie più precise ed ufficiali”.